Quando scrivo cerco di non pensare troppo, cerco di abbandonarmi al flusso di incoscienza.
Però faccio un sacco di errori al computer, un sacco poi è esagerato però li faccio e diventano subito rossi, come se dall’altra parte ci fosse una maestra che corregge il mio compito e gli errori li segna con la matita rossa. Mi ricordo ora che ci penso quelle matitone a due punte, una rossa e una blu, ce l’aveva anche mamma, per segnare gli errori nei compiti in classe dei suoi alunni. Ho fatto errori? Sono stata poi coraggiosa come dicono? So che sono cresciuta molto da quando sui miei quaderni le maestre scrivevano ottimo o bravissima. Sono cresciuta molto ma cerco ancora quell’ottimo, quel bravissima. Lo cerco dagli altri, a volte me lo dico da sola ma non è mai abbastanza. Questa è una parte di me che non mi piace, una cosa ha valore solo se gli altri ti dicono bravissima? Una cosa ha valore solo perché c’è una folla di persone che dice che ce l’ha? Forse davvero ci siamo abituati male, forse davvero i social hanno distrutto polverizzato il nostro senso della realtà. Siccome anche persone banali, normali sono diventate famose, hanno migliaia di persone che le seguono, le seguono dove poi? le seguono, che strano modo di parlare degli altri, e di noi. Ti seguo mi segui. Mi piacerebbe andare assieme perché seguire presuppone che ci sia qualcuno davanti, qualcuno che sa la strada e tu ti fidi e decidi che è il caso di seguirlo ma di queste persone nella vita ne incontri pochissime. All’inizio sono i tuoi genitori e poi ti rendi conto che ci cammini assieme e poi ti rendi conto che è il caso che li sorpassi e che siano loro a seguire un po’ te perché sono stanchi, i capelli sono bianchi, le gambe non funzionano più come prima, il fiato è corto e poi ti rendi conto che si sono fidati di una truffa online di quelle così evidenti evidenti anche davvero ad un bambino e loro si sono fidati e capisci che è il caso che passi avanti tu, che ti faccia seguire per un po’ e ti chiedi quando verrà il tuo turno perché dietro di te c’è anche tuo figlio e poi vorrai avere la forza di farlo camminare accanto a te e ancora dopo la forza di farlo passare davanti.
Poi ci sono i maestri. E quelli ti possono deludere, ne so qualcosa mi hanno delusa in molti e ho deciso che per un po’ basta maestri da seguire, per un po’ non seguo più nessuno e non voglio essere seguita, voglio camminare assieme.
Ci sono parole che prima non esistevano, è normale. Le parole nascono quando c’è bisogno di chiamare qualcosa che prima non c’era, un nuovo modo di essere, di esistere, nuovi oggetti, nuova materia. C’è una parola che prima non esisteva e adesso esiste che non mi piace più e questa parola è follower. Non è neanche una parola italiana, però quasi tutti noi lo siamo, dei follower. Gente che segue. Il pensiero che ho passato mesi interi a cercare di far crescere quel numero mi sorprende, adesso. Vorrei tornare indietro nel tempo con la DeLorean, prendermi per le spalle e scuotermi forte e urlarmi nelle orecchie basta basta basta Francesca basta. C’è stato un periodo dove seguivo persone solo perché molti altri lo facevano, per questo mi sembravano degni di essere seguiti, le loro parole importanti, più forti delle mie. Per seguire loro ho smesso di seguire i miei pensieri. Gente che mi diceva seguimi e troverai te stessa. Ma come è possibile seguire qualcuno e trovare se stessi? Ci si trova quando il rumore degli altri non sovrasta più la tua voce, quado segui il filo di un pensiero solo tuo, quando segui la pancia o il cervello o il cuore o qualsiasi organo che però è fatto delle tue cellule e del tuo sangue, non di quello di un altro che hai deciso di seguire un giorno che il rumore degli altri era fortissimo e tu non ti ricordavi neanche la voce dei tuoi pensieri.
Mi piace di più fan, io sono una fan di tante persone nella vita, non per forza digitale. Mi piace iscritta. Mi piace iscrivermi a cose, leggere e frequentare, partecipare. Non voglio seguire, non voglio stare dietro. Non voglio essere seguita perché non voglio stare davanti. Vorrei solo camminare assieme a chi ha il mio passo, parlare del tempo, del mondo, dell’amore e della morte.
Vi abbraccio,
Francesca
Mi sono sempre detto, quando scrivo, di non farmi influenzare dalle reazioni degli altri. C'è sempre la tendenza a cercare di ripetere ciò che ha funzionato (qualunque cosa voglia dire, e per chi, poi?), ma questo, ho capito col tempo, è in completo disaccordo con il motivo per cui, da sempre, scrivo; non che sappia di preciso perché scrivo, ma credo di non sbagliare se dico che c'entra in qualche modo con l'esplorazione e la scoperta. In effetti l'idea del lettore che ti segue non è così sbagliata, ma bisogna accettare - almeno è così per me - che nelle tue esplorazioni, che sono solo tue e che solo tu puoi fare, molti non ti seguiranno. Perché la mia scrittura ha a che fare con la mia identità, che abbia a che fare con quella degli altri è solo una possibile conseguenza. Invece il peggio è che sia chi ti segue a guidarti nella tua esplorazione, perché a quel punto non è più nemmeno un'esplorazione, è un girare a vuoto che non serve a nessuno.
Chissà come mai ci piace sentirci elitari in tante cose, lontani dal mainstream, tranne che per i nostri traguardi.
Quelli, li vogliamo sempre condivisi il più possibile, con il 'bravissim*' a furor di popolo. E' difficile gestire quando non arriva, o quando quel bravissim* possiamo dircelo solo tra noi stess*, per questo le tue parole mi colpiscono molto. Arriverà un giorno in cui si festeggerà il traguardo più grande: quello in cui l'unico tifo che ci basta, sarà il nostro (e che festa, quel giorno!).
Un abbraccio Francesca, e grazie sempre per le tue parole.