Intro esplicativa: siamo su Substack, ho cambiato piattaforma per le mail e ho cambiato anche altre cose, qui ho spiegato che succede.
Febbraio è la mia spina nel fianco. Da sempre, da quando ci frequentiamo. Ci sono anni in cui mi tira delle manate in faccia che mi lasciano il segno e anni in cui non “succede” nulla ma mi serve il quadruplo dell’energia per fare cose normali come alzarmi dal letto, lavorare, sorridere (soprattutto sorridere). Ultimamente mi chiedo se sia proprio così o se sia io che lo rendo tale con la storia della profezia che si auto-avvera. Boh.
Nel 2019 non mi ero accorta che febbraio era cominciato perché ero molto felice. Avevo scoperto di essere incinta di poche settimane dopo molti mesi in cui provavamo. Ma febbraio era cominciato eccome e decise che era il momento di una manata in faccia. Il 2 febbraio 2019 lo passai in un pronto soccorso di un ospedale di Parigi che sto cercando di dimenticare da allora ma niente. Mi ricordo la sala d’aspetto, mi ricordo la sala dove mi hanno visitata, mi ricordo la faccia della specializzanda. Aveva scritte nelle occhiaie tutte le ore passate in quell’ospedale, e ancora prima le ore passate sui libri e a sognare di fare proprio quel lavoro lì. Mi ricordo il suo sforzo nel cercare dentro di lei l’empatia che ancora doveva sviluppare bene perché da giovani bisogna essere un po’ egoisti e anche un po’ cinici, è la natura delle cose. Desolée madame mais je ne vois rien ici.
Mi ricordo di aver cominciato a pensare una parola che non se ne voleva andare, impossibile. È impossibile mi ripetevo, impossibile impossibile e impossibile. Non ce la farai, non ce la farete. Impossibile è una parola che chiude tutte le finestre, che non fa passare neanche uno spiraglio di luce neanche se fuori è piena estate e la luce sembra ovunque. Impossibile è come qualcuno che prende un pennarello nero e comincia a disegnarti sopra, per cancellarti.
Non potevamo tornare in ufficio lunedì, era anche quello impossibile. Ci prendemmo un giorno di ferie e chiesi a Luca di portarmi al Louvre. Non sono un’esperta d’arte, i musei mi piacciono perché mettono ordine nel caos. L’arte deve essere caos, a me il caos mi ha sempre spaventata. Nei musei però qualcuno si è preso la briga di mettere il caos in ordine cronologico, di stabilire dei percorsi, di spiegarlo bene il caos in modo che io possa guardarlo senza venirne sopraffatta. Scelsi il Louvre perché è il più grande, potevo starci tutto il lunedì senza mai arrivare alla fine di quel caos ordinato.
E poi la vita riprese come fa sempre. Cominciò Sanremo ed ebbi qualcosa su cui concentrarmi. Quando ascoltai Mahmood per la prima volta pensai che aveva una voce che mi arrivava direttamente al cervello nel posto che mi fa venire i brividi (brividi, brividi). Pensai che le camicie potevano essere migliorabili, che la sua era di gran lunga la canzone più bella e che l’arabo era la lingua più sexy mai pronunciata dall’uomo (sì meglio del francese). Pensai anche che non avrebbe mai vinto, che era impossibile.
E poi vinse. Mi ricordo la sua faccia che è diventata un meme. Mi ricordo soprattutto che da sola al buio nella sala/cucina di quell’appartamento in Rue Rennequin nel diciasettesimo arrondissement a Parigi pensai Francesca ma tu che cazzo ne sai di quello che è possibile?
In quel buio alle 3 di notte si era accesa una luce, più che altro un fiammifero storto e un po’ bagnato ma almeno si vedeva qualcosa.
Un mese dopo la vittoria di Mahmood a Sanremo con Soldi rimasi incinta di mio figlio. Da allora l’ho sempre seguito, sono felice di aver preso i biglietti per il suo primo concerto al Forum a Milano, sarà come dirgli grazie per avermi tolto dalla testa la parola impossibile.
Cose belle di febbraio 🦄
Lo scorso mese vi raccontavo che ho scoperto che vicino a me c’è una biblioteca con solo libri di autori italiani in italiano (e qualcuno in ungherese), ne ho approfittato e ho deciso di leggere solo romanzi per recuperare. Per molto tempo infatti ho letto quasi solo saggi, ora è il momento di cambiare rotta.
Ho letto Il colibrì e Caos Calmo di Sandro Veronesi che mi sono piaciuti molto, Tasmania di Paolo Giordano che invece non mi è piaciuto granché. Poi ho letto Grande Meraviglia di Viola Ardone che credo sia uno dei libri più belli che ho mai letto e Succede sempre qualcosa di meraviglioso di Gianluca Gotto che mi ha fatto venire voglia di andare in Vietnam.
Il giorno in cui leggerete questa mail parteciperò al mio primo book club, mentre prendevo i libri in biblioteca infatti ho visto il volantino che lo pubblicizzava e non mi è sembrato vero! Un book club in italiano gratis vicino a casa mia! Poi vi racconterò come è andata.
A metà mese è uscito il nuovo album di Mahmood, nei letti degli altri, e lo sto ascoltando in loop.
Una delle cose belle di Substack è la possibilità di lasciare i commenti, io vi leggo volentieri se vorrete dirmi che ne pensate e chiedermi qualunque cosa!
Grazie per aver letto questa mail, vi abbraccio!
Francesca
Ciao Francesca, mi ero persa qualche pezzo ma ho recuperato. Che dirti...in bocca al lupo per tutto, ché le soste spesso servono per prendere la rincorsa 😊
In un periodo in cui sentire mi riesce difficile, mi hai fatto venire i brividi e qualche lacrima si è affacciata … grazie per aver aperto il tuo cuore ❤️