Ogni tanto mi capita di immaginare l’anima. Per me ha la forma di un barbapapà però trasparente. Ognuno ha il suo colore, il mio barbapapà è viola.
Alle persone della nostra vita noi affidiamo pezzi della nostra anima. Alcune volte non abbiamo scelta, i nostri genitori avranno per sempre un pezzo della nostra anima anche se potremmo volerlo indietro ad un certo punto, ma loro non ce lo daranno mai. Poi ci sono le persone che scegliamo. Quando siamo più piccoli il nostro barbapapà è piccolo come noi, ed è molto prezioso. Certe volte penso che ero più brava da piccola a capire a chi potevo affidare pezzi della mia anima.
Capita a tutti di scegliere delle persone sbagliate. Io credo che il dolore che sentiamo sia la nostra anima maltrattata dalla persona sbagliata che ci chiede perché hai scelto lei? mi sta trattando male e io voglio tornare indietro, qui non ci voglio stare più. Possiamo provare a riprendercelo quel pezzo che abbiamo affidato alla persona sbagliata, magari ci riusciamo. Sarà più difficile dopo, fidarsi.
Può capitare che abbiamo scelto la persona giusta ma questa persona se ne va da questo mondo prima di noi e si porta via il nostro pezzetto di anima. E quel buco che c’è nel nostro barbapapà ci fa male. Ci sono volte in cui il barbapapà riesce a riempire quel buco abbastanza da non far sentire più il dolore. Ci sono volte in cui quel buco sai che rimarrà per sempre, il meglio che puoi fare è farci crescere delle margherite attorno.
Poi ci sono le persone giuste, perché capita a tutti anche di scegliere le persone giuste, che rimangono. Allora sappiamo che quel nostro pezzo di anima luminoso verrà accarezzato, lucidato e entrerà a far parte del barbapapà dell’altra persona, magari riuscirà a riempire qualche suo buco. Io credo che quando scegliamo le persone giuste per custodire i nostri pezzi di anima è lì che cresciamo.
Possiamo scegliere di mettere pezzi di anima anche in cose, fisiche e astratte. Ci ho messo l’anima! quante volte lo diciamo, anche per un lavoro. O per un’impresa sportiva, creativa. Io in questo non sono brava, ad esempio. O forse non lo ero. Ora nel mio barbapapà tra i tanti c’è anche un buco che ho fatto io, pensavo sarebbe stato più doloroso e invece come al solito non ci ho capito nulla.
E poi possiamo essere noi le persone giuste per gli altri. Tra tutti gli scopi e gli obiettivi che ci si può dare io credo che il migliore sia provare ad essere una persona che sa accogliere i pezzi di anima degli altri.
Vorrei che il mio barbapapà viola alla fine della mia esistenza sia in realtà di tanti colori, i colori delle anime che ho incontrato e che ho saputo accogliere.
Cose belle di giugno 🦄
Una cosa bella che non faccio mai ma che ho fatto questo mese è stata andare al cinema, io e Luca abbiamo visto Inside Out 2. Quando guardo il primo Inside Out io vado oltre il pianto, uno spettacolo indegno di lacrime e moccio. Per cui prima di offrire questo spettacolo a degli sconosciuti mi ero premurata di portarmi i fazzoletti e invece, a parte due momenti di lacrime, non ho singhiozzato. Chiaro, il momento in cui Gioia dice che diventare adulti significa provare meno gioia, quello è un bel pugno nello stomaco. La rappresentazione che hanno fatto dell’attacco di panico mi è parsa geniale nella sua semplicità e chiaramente ho pianto alla sua risoluzione. Ma il momento che mi è piaciuto di più è quando Riley sceglie, vuole, Gioia. Forse diventare adulti significa (anche) questo, poter scegliere di provare le emozioni che desideriamo, e desiderare fortissimo la Gioia anche quando intorno sembra non esserci.
Ma passiamo ai libri di giugno tutti presi in biblioteca, tranne uno.
Il primo libro che ho letto questo mese è stato Missitalia di Claudia Durastanti. Un libro che definirei ambizioso. Mi sembra quasi di aver sentito la fatica dell’autrice, è anche un libro molto lungo. Tre storie con protagoniste tre donne il cui nome inizia con la A. Tutte e tre le storie sono ambientate, totalmente o in parte, in Lucania. La prima storia ha luogo negli anni che seguono l’unità d’Italia, la seconda nel secondo dopoguerra e la terza nel futuro. Questo è il primo libro di Durastanti che leggo, e sono in difficoltà nello scrivervi che cosa ne penso. Il primo racconto è quello che è riuscito meglio, a mio parere. Lo stile l’ho trovato interessante ma a tratti inutilmente complesso. Ho fatto fatica a finirlo ma non posso dirvi che è un brutto libro, forse semplicemente non fa per me.
Poi ho letto I giorni di Vetro di Nicoletta Verna, la mia amica Sveva dice che in Italia lo dovrebbero leggere tutti e ha ragione. È uno dei libri più difficili che ho letto, in passato sarebbe stato un libro che avrei evitato. È stato con me per un po’ di giorni anche dopo la fine. Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti, il giorno in cui nasce davvero il fascismo in Italia. Attraverso Redenta viviamo il ventennio e anche la resistenza, il racconto di quest’ultima l’ho trovato particolarmente prezioso perché per nulla retorico (difficile trovarne così ben fatti). La vera protagonista del libro è però la violenza, la violenza del passato che serve all’autrice per raccontare la violenza del presente. Questo libro lo manderei a quegli individui che proprio questo mese ho visto inneggiare al duce e cantare faccetta nera (ancora).
Poi ho letto La vita è breve, eccetera di Veronica Raimo e mi sono innamorata. Si tratta di una raccolta di racconti, tutti hanno per protagoniste donne. Lo stile di Raimo mi è piaciuto moltissimo, divertente, tagliente, vero. Quando, in un finesettimana italiano, ho visto in libreria Niente di vero l’ho comprato e non mi ha delusa, una delle poche volte che ho riso davvero, a voce alta e non solo nella mente, leggendo.
Per l’ultimo incontro prima della pausa estiva del mio amato club del libro abbiamo letto I miei stupidi intenti di Bernardo Zannoni. Si tratta di un esordio che l’autore ha scritto a 25 anni e credo che di esordi del genere se ne contino pochi. È il romanzo di formazione di una faina, Archy. Ora, Archy è un animale e ha impulsi da animale ma ha anche pensieri e emozioni di un uomo, così come tutti gli altri animali attorno a lui. È un libro che mi ha dato fastidio, credo che sia la cosa più sincera che vi posso dire. Ho letto libri più duri, più violenti, più difficili anche ma questo non lo rileggerei. Mi ha lasciato disagio dentro, disordine. Zannoni dà umanità agli animali ma non li fa vivere in un mondo di umani, rimangono a vivere nel mondo delle bestie, con le regole e gli impulsi di un mondo che non ha umanità. È questo che lo rende, per me, uno dei libri più violenti che ho letto. Io non lo rileggerei ma sono contenta di averlo letto, tutte le cose che ci provocano delle reazioni così forti sono importanti.
Poi ho voluto leggere Il treno dei bambini e Oliva Denaro, entrambi di Viola Ardone. Quando ho partecipato per la prima volta al club del libro lo scorso febbraio il libro del mese era Grande Meraviglia, l’ultimo pubblicato da questa autrice, e mi innamorai. Mi è sembrato giusto quindi approfondire la conoscenza. Entrambi i libri li ho divorati, letti alla velocità del suono senza riuscirmi a staccare dalle pagine e andando a letto tardissimo. Il pregio di Ardone per me è saper raccontare una storia con uno stile scorrevole ma non banale, sono tre storie difficili ma lei le rende facili da attraversare.
La musica di giugno, primo mese d’estate. Io ai tormentoni estivi do sempre una possibilità, mi appassiono a versi che in altri momenti dell’anno avrei superato con una scrollata di spalle. La follia sudamericana, le storie brevi, i baci di giuda li ho ascoltati. I miei preferiti però sono tre, chiaramente Mahmood e i suoi bimbi con il balaclava, Anna che prende il sole a Naples e Rhove, le sue scarpe coi buchi e adesso c’est fini. Da ora sino alle ferie solo tormentoni, grazie.
A inizio mese ho fatto un test della personalità, è una roba famosissima che probabilmente avete già fatto tutti ma io ve lo dico lo stesso, è il test delle 16 personalità. Quando ho visto il risultato mi sono ricordata che lo avevo già fatto anni fa, era uscito lo stesso risultato solo che poi me ne ero dimenticata e non avevo più approfondito. Nessun test della personalità potrà mai dipingervi al 100%, siamo troppo complessi perché un test possa farlo, però ci sono delle tendenze e dei comportamenti in cui ci si può riconoscere. La cosa interessante è stata farlo fare a Luca e leggerci i risultati a vicenda e vedere che in effetti i punti dove ci incagliamo quando discutiamo sono dovuti al modo in cui il nostro cervello funziona, che è totalmente diverso (io sono INFJ, lui ENTP). Se non l’avete fatto e siete curiosoni come me, provate. Il bello comunque è confrontarsi con chi ci conosce bene!
Come sempre a fine mese siete eroi ed eroine se arrivate alla fine della mail!
Vi abbraccio,
Francesca
Meraviglioso il racconto dell anima. Grazie
Siamo eroine, dunque.