In questi ultimi giorni ho pensato molte volte a Parigi. Vorrei essere capace di scrivere un ricordo. Di riuscire con le parole a fermare un momento preciso nel tempo, una sensazione che non ho più provato uguale. Non che smetta mai davvero di pensarci a Parigi, non tornerei a viverci adesso, ma mi manca. È il posto dove c’è quel ricordo che vorrei saper scrivere per fermarlo.
Molti dicono che la felicità è legata a eventi importanti della vita, ad esempio la nascita di un figlio. Io mi ricordo bene quando è nato Amedeo ma non è quello il ricordo che voglio fermare con le parole perché ho paura che scompaia, che si sciolga tra le connessioni chimiche delle mie sinapsi. Non si può sciogliere, credo, una cosa del genere.
Quando ho capito che lasciare Parigi era inevitabile ho cominciato a scattare foto. Io non scatto foto quasi mai, non mi viene naturale e mi dispiace. Per questo apprezzo molto le amiche che lo fanno al posto mio, ogni persona dovrebbe avere almeno un’amica che fa foto, ci aiutano a ricordare.
Ho chiesto a Luca di andare nei nostri posti, i posti che avevamo vissuto solo noi due, per fare le foto che allora non avevo fatto perché non pensavo che potesse finire davvero. Vorrei essere capace di fermare con le parole quei giorni, quei mesi dell’inizio. Parigi è la città dell’amore romantico, dell’amore per sempre, delle coppie che si prendono per mano e parlano di tutto e di niente, del vino bevuto in un tavolino minuscolo che si regge a malapena, dei camerieri poco gentili che ti fanno sorridere perché sei talmente innamorata.
Vorrei essere capace di fermare quelle domeniche di primavera, la nostra casa in rue du Montparnasse, la fila per prendere la baguette più buona della città, quella che aveva vinto un premio per poi scoprire che tutte le panetterie di Parigi ad un certo punto della loro storia hanno vinto un premio. Il profumo croccante del pane appena sfornato, non riuscire a resistere e dare un morso, uno piccolo te lo giuro mica la finisco, prima di tornare a casa. Decidere di pranzare con una crȇpe o anche due, la nostra passeggiata nel parco del Lussemburgo, le volte in cui andavamo a correre per allenarci, le dieci chilometri di Parigi che sul serio riesci a pensare ad un posto più bello dove correre? passeggiare e salutare Saint Germain e continuare dritti verso la Senna e fermarci a guardarla, con la primavera che si prende gioco di tutte le altre città del mondo, nessuna sembra dire, nessuna sarà mai più bella di te.
Ho paura che tutti questi ricordi un giorno escano da cuore, perché secondo me preferiscono stare lì, e io li voglio riacciuffare per la coda per farli stare per sempre.
I figli cambiano la coppia ma non sono solo i figli. Il tempo, le cose che accadono attorno. Si cambia, spesso a differenti velocità. Bisogna essere bravi ad aspettarsi, a tendersi la mano. Ci sono momenti nel tempo di una coppia che sceglie di stare assieme per anni, momenti in cui si è nello stesso posto, nello stesso momento, con lo stesso cuore. Quei momenti creano meraviglia, sono quei momenti che vorrei essere capace di fermare con le parole. Sono speciali, per questo non credo alle coppie che dicono di provarli sempre, tutto il tempo. Non credeteci neanche voi. La felicità continua è una stasi che non consente il cambiamento. La paura di guardarsi e dirsi: stiamo cambiando, e ora? Come facciamo a trovarci di nuovo, insieme? Bisogna affrontarla.
Anche se non sarò capace di fermare Parigi con le parole mi dico che ne avremo altri di quei momenti, stanno già accadendo. Sono abbastanza felice, oggi che la primavera sembra essere gentile anche con Budapest, da accorgermene.
Vi abbraccio!
Francesca
Ciao Francesca, grazie per aver condiviso questo spaccato della tua vita. Per me è di particolare interesse il passaggio sull’adattamento di una coppia all’arrivo dei figli. Il cambio di priorità, di ritmo, il gioco degli incastri, il non dimenticarsi di essere singoli essere umani. Il non dimenticarsi di essersi scelti e i motivi per cui l’abbiamo fatto. Un continuo e delicato adattamento per cui è necessaria tanta lucidità nella frenesia dei tempi che corrono.
Ho sentito il profumo delle baguette e il mio tavolo ha quasi traballato mentre leggevo dei tuoi che si reggevano a malapena. Grazie per avermi ospitato in questi ricordi. Fermarli con le parole è difficile, ma riportarli in vita come hai fatto tu lo è ancora di più. 👏